LA COMUNICAZIONE È UNA COSA SERIA

Parola di Premier

I quotidiani di oggi riportano con grande enfasi l’attenzione che il Premier Matteo Renzi sta attribuendo alla comunicazione politica intesa, in questo contesto, come efficacia nella presenza televisiva e nelle modalità di comunicazione di alcuni esponenti del PD che partecipano a programmi televisivi, i cosiddetti talk show.
In questo senso, sempre i giornali riportano, quasi con stupore, che da oggi un membro dell’ufficio stampa del PD avrà il compito di rivedere le partecipazioni a programmi televisivi di esponenti del PD redigendo dei report in cui siano evidenziati i fatidici punti di forza e punti di debolezza.

Al di là dell’aspetto più ludico delle classifiche dei “promossi e bocciati”, riportate oggi dai giornali con grande enfasi, il tema è centrale e importante perché evidenzia, con tutta la potenza mediatica del Premier, il ruolo sempre più importante e sempre più strategico della comunicazione non solo per le aziende e per i brand (e questo per fortuna è un dato di fatto ormai consolidato) ma anche, e a maggior ragione ancora di più, per i partiti politici e per gli esponenti dei partiti politici la cui comunicazione personale influisce in maniera diretta e pesante sul brand del partito.

E allora il punto centrale diviene il media training ossia la preparazione (che dovrebbe essere fatta a priori) dei manager politici per affrontare interviste televisive, speech e presentazioni con l’obiettivo di essere efficace, convincente e, soprattutto, di riuscire a fare passare, nel corso della puntata televisiva, quei due o tre messaggi che si reputano importanti.

Il problema di tanti manager e di tanti politici è quello di fare interviste o partecipare a programmi televisivi senza sapere il perché al di là del fatto che essere in televisione è sempre meglio che non esserci (e anche Beppe Grillo lo ha capito). Ossia i politici arrivano senza essere preparati, senza avere chiaro quale messaggio fare passare quella sera con la conseguenza che la partecipazione televisiva è un rispondere alle domande seguendo il flusso.

Meglio sarebbe 1) avere chiaro, in quel determinato momento politico, quali sono i due messaggi che caratterizzano il partito di appartenenza 2) avere chiaro quali devono essere i due messaggi da fare passare coerentemente con il tema del programma 3) avere chiare le risposte a domande possibili 4) conoscere bene modalità di comunicazione del conduttore e degli altri partecipanti 5) essere preparato.

Una buona partecipazione televisiva è frutto di tanti fattori: efficacia dei contenuti, efficacia della modalità con cui sono stati trasferiti i contenuti, efficacia nel convincere con il linguaggio del corpo l’audience di quanto affermo.

Ogni partecipazione televisiva è un’opportunità per il politico e per il partito perché di fatto è uno spot pubblicitario gratuito. Va quindi sfruttato e valorizzato. Ogni partecipazione televisiva è però anche una minaccia perché la finestra, se non ben gestita, può generare nell’audience una reazione negativa con un impatto immediato.

Un ultimo aspetto da tenere presente è che, per emergere in senso positivo, bisogna non solo prepararsi ma anche caratterizzarsi e differenziarsi. E allora a priori una domanda sul “perché dovrei piacere o convincere il pubblico” e sul capire “se e quali sono i punti di forza su cui fare leva” bisognerebbe porsela.

Se poi a questa domanda si fa fatica a rispondere….beh allora è meglio evitare il talk show o, per lo meno, fare un media training approfondito a priori magari evitando i comunicatori del partito che difficilmente possono dirti che la tua performance è sotto la media.

autore

Angus

Guarda tutti i post