MONEY MONSTER, L’ALTRA FACCIA DELL’UFFICIO STAMPA

“Sei solo un ufficio stampa, certe cose non ti riguardano”. Si sbagliava di grosso il manager della Ibis Capital che, in combutta con il suo amministratore delegato, ha cercato fino all’ultimo, anche davanti all’evidenza, di nascondere la verità. Per loro, Diane Lester, la responsabile delle relazioni con i media, appunto, doveva solo fare dei grandi sorrisi agli investitori imbufaliti per le perdite clamorose registrate dalla società e attribuire tutto a un “glitch” (ovvero a un malfunzionamento di un algoritmo). Money Monster, nelle sale in questi giorni, racconta molto della comunicazione d’impresa.

La pellicola di Jodie Foster, con uno smagliante George Clooney e una Julia Roberts intesa come mai prima, è un cocktail di tv, giornalismo, media relations e trading ad alta frequenza, sullo sfondo di una Wall Street che dalla crisi pare non avere imparato proprio nulla. E il ruolo della responsabile dell’ufficio stampa della società al centro del giallo ricalca quello che purtroppo spesso accade a chi è chiamato a gestire i rapporti con i giornalisti: ultima ad essere informata sull’andamento delle cose, tenuta aggiornata solo parzialmente sulla successione dei fatti, tagliata fuori dai processi decisionali. Peccato che il volto dell’azienda sia lei, per i milioni di investitori che seguono i suggerimenti del mattatore televisivo Clooney – che ogni giorno indica quali azioni comprare o vendere al NYSE. Eppure, quando uno di questi investitori, furibondo per aver perso tutto, si presenta con pistola e giubbetto esplosivo in diretta, sarà proprio lei, Diane Lester, interpretata da una brava Ciatriona Balfe, a giocare un ruolo decisivo.

Chissà che Money Monster, e Diane Lester, non servano a far rivalutare a tutti quanto può essere decisivo un ufficio stampa coinvolto a pieno titolo nella vita (e nelle decisioni) di una azienda.

autore

Nicola Comelli

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